Salus per cibum è un idea alta del significato di alimentazione o meglio è la radicata convinzione che un cibo sano possa contribuire profondamente alla sanità delle persone. Ma quando una persona può dirsi sana? E per contro, quando un cibo è sano? Per i Romani la sanità (Salus),  più che la corretta funzionalità dei nostri organi e apparati, era legata ad un concetto di interezza e di integrità dell’individuo. Una persona  era considerata sana quando era integra e in equilibrio sotto il profilo fisico, emotivo e con il proprio ambiente.

 Un cibo sano dovrebbe a nostro avviso avere le stesse caratteristiche :

  • un cibo sano è un cibo ” il cui corpo è in salute” ossia i cui principi attivi e nutritivi non siano stati inattivati o depressi dai processi produttivi, un alimento prodotto secondo processi che preservano e valorizzano le materie prime da cui è ottenuto
  • un cibo “la cui anima è intatta”, ossia la cui produzione viene condotta con principi etici che tengano conto della vita di coloro che lo consumano e  lo producono.
  • un cibo “in armonia con l’ambiente” , ossia un prodotto la cui produzione è condotta nel rispetto del territorio e per il quale costituisce fonte di ricchezza.

In sintesi: un cibo sano dovrebbe possedere le stesse caratteristiche di un individuo sano e solo quando questa equazione è verificata, il cibo diventa vettore di una salubrità di più alto livello, una salubrità che passando per il corpo si riflette a tutti i livelli di un individuo.